Per le classi IV e V della scuola primaria, è stata realizzata un’attività didattica dal titolo “LE 4 R DEL RICICLO”, organizzata nel mese di aprile dalla prof. di Tecnologia, Nadia Perone, in compresenza, e con la collaborazione della prof. d’Inglese Maria Marino, le maestre Teresa Marra, Grazia Asperti, Nunzia Di Palo , Lina Liccardi, che ha visto coinvolti i bambini in attività didattiche in cui si è integrato l’aspetto scientifico con quello ludico.
Scopo di questo progetto è stato quello sia di favorire la continuità didattica, sia stimolare un percorso educativo in cui rielaborare una nuova “cultura dei rifiuti” che generi dei comportamenti “ecologici” quotidiani dei futuri cittadini.
La continuità didattica, infatti, attraverso la realizzazione di progetti e attività didattiche che coinvolgono gli alunni e gli insegnanti dei diversi ordini di scuola, garantisce un collegamento tra un segmento di istruzione e l’altro, attenuando le discontinuità relative all'aspetto curricolare e didattico - metodologico.
Tra le questioni ambientali, il problema dello smaltimento dei rifiuti è tra i più avvertiti, da adulti e ragazzi. La gestione dei rifiuti richiede un coinvolgimento diretto non solo delle istituzioni, ma anche dei cittadini nel loro agire quotidiano. Il che significa: riduzione della produzione, incentivazione alla raccolta differenziata finalizzata al riutilizzo del materiale recuperato e trattamento della parte non riutilizzabile che può essere destinata alla termo valorizzazione. I tecnici parlano di gestione integrata dei rifiuti, che meglio si esprime nella regola delle 4 R: Riduzione – Riuso – Riciclo – Recupero Energetico.
La scuola è un luogo privilegiato per creare consapevolezza rispetto al problema dei rifiuti, infatti, vuol dire:
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riflettere sulle relazioni che esistono tra produzione, consumo e rifiuto;
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valutare le ripercussioni dirette ed indirette che le scelte ed i comportamenti individuali della vita quotidiana hanno sui problemi ed i fenomeni globali;
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adottare una visione sistemica;
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vincere l’atteggiamento passivo (“Io che c’entro?”, “Tanto è lo stesso”);
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maturare un impegno inteso come contributo alla risoluzione dei problemi.